Percorsi turistici Fondi

Fondi è nata grazie all’eroe Ercole, secondo una leggenda.
Ottenne prima la cittadinanza a sine suffraggio e dopo 200 anni quella piena. La città fu ridotta in miseria più volte ma raggiunse il suo massimo splendore con la signoria Caetani tra il 12
99 e il 1504. Alla fine del secolo la corte fu destinata al re francese Carlo VIII.
Con la caduta del feudalesimo, entro a far parte del nuovo ordinamento comunale e diede il via a quel miglioramento che rende tutt’ora la città di Fondi uno dei centri più fiorenti della provincia di Latina.
Ci sono diverse chiese che sono :

Duomo di San Pietro


Duomo di San Pietro che nasce nel XII secolo tuut’ora è aperto alle 18:00 sia nei giorni festivi ed anche in giorni prefestivi, alle 9:00-11:30- 18:00 ;
Chiesa di San Martino

Chiesa di San Martino che nasce nel XIII secolo che è aperta tutti i giorni ;





Questesono le chiese più importanti ma ci sono anche altre chiese come Chiesa di San Francesco , Chiesa di Santa Maria Assunta , Chiesa di San Paolo Apostolo

Abbazia di San Magno
Ai piedi del Monte Arcano,  sorge l’abbazia di San Magno che con il suo profilo austero e maestoso domina il Campo Demetriano. 
Qui nel 522 d.C. circa Sant'Onorato volle fondare al fine di perpetuare la memoria del martirio di San Magno, un complesso monastico comprendente la chiesa, una curtis (azienda agricola) per la funzione economica, il chiostro, il dormitorio e la mensa per i monaci.
Il monastero di San Magno fu governato fino al 1072 dagli abati ordinari senza alcuna dipendenza, dopodiché fu donato all'abbazia di Montecassino da Gerardo, Console di Fondi.  Secondo la tradizione popolare, il corpo di San Magno, riposò nella sua cripta fino all'anno 847 circa, quando fu sottratto dal tribuno Platone, il quale lo portò nella sua città, Veroli, e lo depose nella chiesa di S. Andrea.
Qui vi rimase per 30 anni, poiché nel 877 con l'invasione della città di Veroli da parte dei Saraceni, il corpo del Santo, fu prelevato e venduto alla città di Anagni. Il ruolo dell'abbazia è rilevante attraverso i secoli. Essa subì numerosi saccheggi e distruzioni ad opera dei barbari. I francesi nel 1798 demolirono alcuni locali del convento dopo averlo saccheggiato e lo lasciarono in balia degli “sciacalli”.
Dopo un lunghissimo periodo di abbandono in cui raggiunse il massimo degrado, l’abbazia è oggetto da alcuni anni di un imponente intervento di restauro e può essere visitata in tutta la sua bellezza. Nell’Alto Medioevo, sulla sommità del terrazzamento sul quale si appoggia fu impiantata una necropoli. Il sepolcreto consta di quindici fosse in parte visibili grazie al pavimento in vetro della chiesa inferiore. In seguito sulla platea fu costruita una chiesa destinata al culto cristiano;
La cripta fu costruita attorno ad un pozzetto che molto probabilmente conservava delle reliquie. L’abside ed il transetto sono decorati da affreschi del XII secolo che ripercorrono la vita di San Benedetto. Nella struttura sono ancora visibili le ultime fasi della vita del complesso con il mulino, che dopo secoli è tuttora in funzione, e le vasche per la lavorazione dell’olio. Anche sul monastero di San Magno esiste una “leggenda”. L’intera struttura è sormontata da un enorme masso di pietra che sembra sempre sul punto di cadere. Su questo masso, staccatosi dalla cima della montagna, pare che si sia posata la mano di Sant’Onorato, che ne evitò la caduta sul complesso monastico.
Castello Baronale di Fondi.
L'inizio della costruzione, iniziò nel 1319, data in cui venne costruita anche la cinta muraria di Fondi, quando il castello fu utilizzato dai Caetani.
Nel 1378, fu sede dell'elezione dell'antipapa Clemente VII, elezione che valse alla città l'appellativo di "città di Satana". Passò ai Colonna e ai Gonzaga (di cui fu importante per la città di Fondi la principessa Giulia Gonzaga).
All'epoca di Giulia Gonzaga la città venne chiamata "la piccola Atene’’.
La bellezza della principessa di Giulia Gonzaga arrivò al corsaro Barbarossa, il quale la volle rapire per portarla al sultano Solimano, ma avvertita dai suoi fedeli Giulia fuggì attraverso i sotterranei.
Nel 1840, causa pericolosità e quindi venne abbattuta la merlatura del mastio. Dal 1861 al 1931 venne trasformato in carcere. In taluni antri si possono ancora mirare dei graffiti di prigionieri.
Successivamente parte del castello venne adibito a museo civico.

Chiesa Santa Maria in Piazza di fondi.
La chiesa di Santa Maria in Piazza  è un importante luogo di culto cattolico di Fondi, in provincia di Latina, situato nel cuore della città, in piazza della Repubblica.
La chiesa di Santa Maria in Piazza venne fatta costruire da Onorato ll Caetani, primo conte di Fondi sotto il dominio aragonese, ma una chiesa in loco risulta già costruita come evince da un documento del 1126.
L'epigrafe sita alla sinistra dell'ingresso attesta che la costruzione della chiesa è avvenuta nel 1490 (da considerarsi però come l'anno in cui vennero terminati i lavori anche se un bassorilievo in marmo della chiesa è del 1491, ma anche il libro contabile è di quest'anno facendo posticipare così l'ipotesi del termine della costruzione di un anno).
Anche se la chiesa venne aperta al culto già nel 1491 venne consacrata dal vescovo Nicola Pellegrino solamente il 30 aprile del 1508 causa la morte del conte Onorato II e problemi successivi del discendente Onorato III.

Il tempio di iside.

Ad un chilometro da Fondi, camminando sulla via Appia in direzione Itri si nota sul lato sinistro a fianco di un muro reticolato romano,  una carreggiata che conduce alla cima della collina chiamata Monte Vago.
Sulla cresta si nota uno dei resti più superbi dell'architettura romana in questa zona. Infatti sorgeva sul colle, sopra una magnifica base di muro composto di enormi blocchi calcarei squadrati e lavorati a bugne grezze, un tempio che la tradizione vuole dedicato a Iside, divinità egiziana fecondatrice della terra.
Nel mezzo di questo spazioso quadrato si osservano parecchie grotte a diverse arcate adibite, a depositi d'acqua per uso del tempio. Sulle rovine di questo tempio fu costruito un convento di suore.
Nel convento sarebbero state uccise una ventina di monache Benedettine e l'edificio dato alle fiamme. Alla località rimase il nome di Casa delle Monache. Al principio del ‘900 il dottor Bruto Amante acquistò quel luogo e vi costruì una villa alla quale dette il nome di Monte Vago. Durante gli scavi delle fondamenta furono trovate molte ossa, che Amante attribuì alle suore uccise nel 1534.

La strada più importante della città di Fondi in epoca romana è l’Appia, che collegava inizialmente Roma a Capua e fu successivamente prolungata fino a Brindisi.
Nel tratto dei Monti Aurunci tra Fondi e Formia la via, conserva stupefacenti testimonianze della sua storia antica, con templi, ville, mausolei, ponti.  La salita da Fondi è dominata da un santuario dedicato ad Apollo, che si sviluppa su colossali terrazzamenti di ultima età repubblicana. Oggi i 3 km di strada rimasti in disuso dalla fine dell’Ottocento fanno parte del Parco Regionale dei Monti Aurunci.
La via romana conserva per lunghi tratti il lastricato di basalto, rinnovato dall’imperatore Caracalla nel 216 d.C. Sono presenti, inoltre, magnifiche opere di terrazzamento sulla parete perpendicolare alla valle, in diverse opere poligonali che testimoniano i diversi interventi succedutisi per mantenerla in piena efficienza. Successivamente all’età antica, i principali interventi si devono a Perafán de Ribera, viceré di Napoli per conto di Filippo II re di Spagna, che nel 1568 rinnovò il lastricato e ricostruì i ponti, tra i quali è spettacolare quello sul fosso di S. Andrea, ora ricostruito dopo i danni dell’ultima guerra. Ferdinando IV di Borbone nel 1767-1768 rinnovò poi radicalmente la strada, imbrecciandola e adattando i marciapiedi laterali allo scolo delle acque piovane.
 Spettacolari sono le rovine del santuario di Apollo a metà percorso. L’edificio templare, ancora esisteva alla fine del VI sec.  In questa zona è possibile notare una stazione di sosta del I sec. a.C. con una cisterna in opera incerta. Il tracciato dell’antica via Appia corrisponde ad un tratto della via Francigena del Sud, percorsa sin dal Medioevo dai pellegrini che si dirigevano verso la Terrasanta o che dal meridione d’Italia raggiungevano Roma.
L’edificio termale venne alla luce nel 1964 durante l'asportazione delle macerie della chiesa di S. Rocco,
 danneggiata da un bombardamento aereo nel corso del secondo conflitto mondiale. La chiesa, costruita nel 1503 e in seguito ridotta in cattivo stato, fu restaurata ed ampliata nel corso del XIX sec. L’area fu oggetto di uno scavo parziale curato dalla Soprintendenza archeologica per il Lazio. Nell’edificio romano, sito sull’attuale viale Vittorio Emanuele III, furono individuate varie fasi, dalla prima età imperiale (fine I sec. a.C.) al IV sec d.C. quando fu realizzato un mosaico a tessere bianche e nere in parte ancora in situ. A causa della ristrettezza dell’area in cui è stato compiuto lo scavo, che ha comunque reso possibile l'individuazione del calidarium (bagno caldo) e del tepidarium (bagno tiepido), non è facile capire se l'impianto messo in luce apparteneva ad un balneum vero e proprio oppure ad una villa suburbana. Tuttavia le piccole dimensioni degli ambienti e il fatto che i marmi usati, rinvenuti durante lo scavo, siano tutti di grande qualità e provengano da cave private, fanno ritenere che si tratti di terme appartenenti ad una importante villa imperiale.


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